MUSEO CIVICO PALAZZO LEPRI
Il Museo Civico di Bevagna è ospitato all’interno di Palazzo Lepri, un palazzo settecentesco realizzato su progetto di Andrea Vici e acquistato dal Comune di Bevagna dopo il terremoto del 1832. Il Palazzo è stato sede del Comune fino al terremoto del 1997, quando fu trasferito in altra sede.
Il Museo, inaugurato nel 1996 nei locali a pianterreno del Palazzo, si è ampliato all’intero edificio a partire dal 2008.
Oggi il museo è costituito dalla Raccolta Archeologica, dalla Pinacoteca, dalla splendida Sala Consiliare ottocentesca e dalla sezione dedicata ad alcuni personaggi illustri di Bevagna.
COLLEZIONE ARCHEOLOGICA
La Sezione Archeologica di Palazzo Lepri nasce dal nucleo principale dei reperti archeologici che, nel corso del XVIII secolo, sono stati donati alla città di Bevagna dall’abate Fabio Alberti e murati lungo le scale del palazzo nel 1838. Nel corso del tempo la raccolta archeologica è stata arricchita da altre donazioni e ritrovamenti e oggi costituisce un’importante testimonianza della città e del suo territorio in età preromana, romana e tardoantica.
Centro umbro e poi municipio romano con il nome di Mevania, la città di Bevagna conobbe periodi di grande importanza: la posizione di controllo sull’antico tratto della Via Flaminia la presenza di un importante porto fluviale e le buone condizioni ambientali favorirono lo sviluppo dell’insediamento umano fin dalle età più antiche.
La ricchezza della collezione archeologica del museo cittadino testimonia tale importanza.
PINACOTECA
La Pinacoteca deve la sua formazione alle demaniazioni postunitarie, in seguito accresciute con altre opere provenienti da chiese cittadine e del territorio e da donazioni di privati, che hanno arricchito in modo importante la conoscenza della storia di Bevagna e del suo territorio per il periodo che va dal XVI al XVIII secolo. La maggior parte dei dipinti appartiene, infatti, a questo periodo e offre un’ampia testimonianza della produzione artistica e della devozione locale. Di notevole pregio sono l’Immacolata Concezione di Andrea Camassei, La Madonna di Costantinopoli e la Cassa del Beato Giacomo di Ascensidonio Spacca detto il Fantino, l’Adorazione dei Magi di Corrado Giaquinto da Molfetta, la Madonna col Bambino di Dono Doni, la Trinità e Santi di Giovan Battista Pacetti detto lo Sguazzino.
Tra le opere lignee è il modellino della Chiesa della Madonna delle Grazie, realizzato dall’architetto Valentino Martelli nella seconda metà del XVI secolo.
SALA CONSILIARE
Nel percorso museale è possibile ammirare anche la splendida Sala Consiliare ottocentesca utilizzata ancora oggi per le riunioni del Consiglio Comunale. Conserva ancora gli scranni in legno e i medaglioni ad affresco che rappresentano i volti di bevanati illustri dal periodo classico fino alla metà del XX secolo. L’opera fu affidata al pittore Mariano Piervittori da Tolentino e realizzata nel 1867 e il 1868 su commissione dell’allora sindaco Agostino Mattoli. Esso eseguì i primi 30 ritratti e decorò il soffitto con un affresco nel quale rappresenta gli stessi uomini a figura intera, glorificati da due Dee alate. Rimasti incompiuti, alcuni ritratti furono poi portati a compimento da Ugo Scaramucci dopo il 1950, mentre le ultime effigi sono opera recente del pittore bevanate Luigi Frappi.
I ritratti attualmente dipinti sono 41. Vi sono rappresentati Santi, Beati, Cardinali, uomini letterati, capitani ed alti ufficiali.
L’Alberti li segnala come “ fioriti in santità…adorni di dignità… spiccati nelle armi…distinti nelle lettere”.
PERSONAGGI ILLUSTRI
Al terzo piano sono visitabili le stanze dedicate ad alcuni personaggi illustri: Filippo Silvestri, “entomologo di fama mondiale”; Mario Mattoli, regista e autore dal 1934 al 1966 di 84 film (di cui 16 con Totò), precursore del cinema neorealista; Agostino Mattoli, noto medico omeopata e storico dell’Omeopatia italiana, autore di un prezioso testo sulla “Storia dell’Omeopatia in Italia” ; Carlo Frappi pittore folignate che amò profondamente Bevagna come una seconda patria, le sue opere consistono in ritratti, nature morte e paesaggi che colpiscono “per la loro bravura d’esecuzione, il loro pittoricismo e la loro somiglianza al modello”.